(Recensione di Harbingers of Pestilence dei Dethrone the Sovereign)
Uno degli sforzi maggiori che qualsiasi artisti si ritrova ad effettuare è quello di distinguersi dal resto dei gruppi. Trovare la propria strada non è mai semplice ed è un processo che molto spesso necessita di molto tempo. Ma c'è, invece, chi ha una capacità così grande di concepire della musica che non ha nessun vincolo con cose esistenti, o, piuttosto, questo vincolo non è così forte da essere tra le caratteristiche più note del gruppo. Infatti non c'è niente di peggio che essere etichettati da "il gruppo che assomiglia a...." o "quelli che hanno un suono molto simile a....". Insomma, è un duro lavoro dove la creatività deve fluire libera.
Oggi vi parlo di una band statunitense chiamata Dethrone the Sovereign, che dopo due EP in una travagliata storia, che ha portato alla band ad avere una conformazione che sembra definitiva, soltanto nel 2015, ci presenta il loro primo LP intitolato Harbingers of Pestilence. C'è da dire che per essere il primo vero lavoro diretto ad un ampio pubblico questo disco è molto ben riuscito. Sorprende l'insieme di elementi messi insieme, elementi che cercano la realizzazione dello scopo principale del gruppo, cioè riuscir a distinguersi dagli altri gruppi nel panorama musicale metal. Per quello sorprende molto come confluiscano delle idee che temporalmente appartengono a molti momenti diversi. Certi suoni ricordano il metal progressivo degli anni 90 ed altri legano la loro musica al tech metal di questi anni. Infatti la band sembra essere una specie di contenitore dove trova spazio tutto quello che i suoi musicisti amano. C'è anche da dire che l'impronta di metal americano è molto molto presente e lo si nota nel fatto che i brani che compongono questo disco sono molto diretti e non accennano a perdersi tra i rami. Per quello i brani sono concreti e decisi, prerogativa che cozza con l'idea primordiale di quello che è il metal progressivo.
Vale dunque la pena approfondire quello che possiamo ascoltare in questo Harbingers of Pestilence. Come dicevo c'è un forte contrasto tra quello che originalmente era la musica progressiva e quello che fa la band. Se prima avevamo dei brani con sviluppi lunghissimi e brani molto strutturati nel caso dei Dethrone the Sovereign tutto è molto più diretto ed asciutto. C'è sempre questa volontà di dare uno sviluppo orizzontale ai brani disdegnando gli schemi più tradizionali della "forma canzone" ma è tutto energico, forte, diretto, una sovraccarica d'informazione. Per quello ciascun minuto di questo disco ha un sacco di note che s'intrecciano in ritmiche impazzite. Per quello anche la voce ha la stessa urgenza di vomitare un mare di parole in modo energico, perché diventa fondamentale l'impatto. C'è da sottolineare il virtuosismo messo in campo da tutti i musicisti, dove il riparto chitarristico, come succede molto spesso, si giostra il protagonismo con la voce. Il riparto ritmico è sempre pronto, invece, a sorreggere questa mastodontica costruzione sonora. Ma se c'è una caratteristica fondamentale che serve a differenziare il lavoro della band da quello di tanti altri gruppi che potrebbero intraprendere un lavoro simile, ecco che chiamo in soccorso le tastiere. Infatti gli interventi dei synth è molto interessante perché cavalca senza alcun problema una quarantina di anni di storia della musica. Per quello abbiamo dei momenti assolutamente moderni, che infatti si aggiudicano perfettamente il nominativo di modern metal, ed altri dove le tastiere utilizzano un background classico, a tratti sinfonico, creando un contrasto bellissimo col resto della parte strumentale.
Mi piace molto riflettere sull'evoluzione di certi generi. Per esempio credo che una ventina di anni fa sarebbe stato impensabile poter definire di progressivo un disco dove la maggioranza dei brani hanno una durata che si aggira intorno ai quattro minuti. Ed invece è proprio così, la musica dei Dethrone the Sovereign può considerarsi perfettamente una fedele mostra di quello che è il progressive metal odierno. Harbingers of Pestilence è un disco che riflette perfettamente quello che è la nostra società, il nostra modo di vivere frenetico e sovraccarico d'informazioni.
Ci sono tre brani che, dal mio punto di vista, spiegano perfettamente quello che possiamo ascoltare in questo disco. Questi sono:
Era of Decepcion part I e part II. Due brani che aprono questo disco e che permettono di capire perché la musica della band si distanzia da tanti altri gruppi che nuotano più o meno nelle stesse acque. E' questo disegno di contrasti, quest'idea che suggerisce un passato musicale che poi esplode ed approda in un discorso musicale molto diverso, perché il contrasto nella musica di questo gruppo non lavora soltanto su aspetti dinamici ma anche sui suggerimenti temporali che originano i diversi suoni. Ma come di regola fissa di tutto questo disco tutto è dinamico, urgente e veloce.
The Eternal Void. Anche qua siamo di fronte ad una serie di contrasti che potrebbero ricordare certe cose fatte con maestria dagli immensi Cynic, band che ha avuto un influenza immensa nella concezione di questo nuovo modo di fare metal progressivo. Dopo quest'intro molto ricercata il brano esplode avendo in tutti i casi un tocco molto interessante grazie al lavoro sinfonico delle tastiere, che aiutano a trasportare tutto in una direzione diversa da quella che si potrebbe immaginare.
Si nota l'energia dei Dethrone the Sovereign, si nota quella voglia immensa di dire la loro in un campo che sembra ancora molto fertile. E la cosa interessante è che con questo Harbingers of Pestilence abbiamo a disposizione un modo di capire non soltanto le nuove direzioni del progressive metal ma anche, e di conseguenza, di quello che è la nostra società, dove è molto più facile avere accesso alla tecnologia, all'informazione, a tutta una serie di stimoli, che in certi casi diventano anche eccessivi. La musica di questo disco va decodificata perché contiene un sacco d'informazione, e capirlo fino in fondo è molto utile.
Voto 8/10
Dethrone the Sovereign - Harbingers of Pestilence
Famined Records
Uscita 28.07.2017