(Recensione di Afterglow degli In Mourning)
E' molto interessante vedere che, nella musica, quando un gruppo decide di cambiare direzione ed adottare un nuovo genere quel passato rimane come un'eredità pronta ad essere raccolta da qualche altro gruppo. Ci sono dischi, o periodi, di certe band che sono state fondamentali per la crescita di altri gruppi, delle linee guide che sono state, poi, approfondite da questi "eredi".
Questo è il processo che c'è dietro agli In the Mourning dei quali vi parlo quest'oggi grazie al loro ultimo disco, intitolato Afterglow.
Basta un primo ascolto per farsi venire alla mente il progressive death metal glorificato dagli Opeth. La formula è quella che conosciamo molto bene: base ritmica solida, veloce e tecnicamente encomiabile, chitarre con ruoli molto diversificati che dialogano alla perfezione ricavandosi momenti di assoluto protagonismo e, per finire, una voce energica che canta prevalentemente in growl ma che non disdegna certi interventi puliti, molto graditi. Il risultato potrebbe perfettamente inserirsi nella prima parte della discografia degli Opeth.
Questo è il primo sguardo, o ascolto, che porterebbe qualche ascoltatore superficiale a non voler approfondire l'analisi di questo lavoro. Il mio compito, invece, è quello d'illustrarvi il perché questo lavoro merita di entrare nei vostri ascolti attuali.
Afterglow è un disco diretto ma complesso allo stesso tempo. I brani sono tutti molto lunghi, il più corto dura 6 minuti, ma non pesano, non sono reiterativi. Riescono a svilupparsi con un senso compiuto e finiscono per costruire dei racconti sonori, e non solo, che s'intrecciano molto bene. Il ruolo delle chitarre, suonate da Björn Petterson e da Tin Nedergard, è fondamentale perché si giostrano creando dei percorsi che s'incontrano per poi allontanarsi e così via. Non è l'unica virtù di questo binomio ma, e questo è il punto principale che allontana i In Mourning dai prima esaustivamente citati Opeth, la loro ricerca sonora abbraccia altri generi che potremmo inglobare come alternative metal dando un tocco di grandissima originalità alla band. In quei momenti vengono fuori certe similitudini con i Katatonia, e guarda caso l'attuale batterista della band, Daniel Liljekvist, prima suonava con loro. In questi momenti la voce pulita di Tobias Netzell è molto gradita perché da un tocco di grande unicità che invece si perde un po' col growl. A completare il quadro c'è l'altro membro fondatore del gruppo insieme a Netzell. Si tratta del bassista Pierre Stam che compie molto bene il suo ruolo senza spiccare fuori.
Personalmente i momenti che più mi hanno accattivato di questo Afterglow sono quelli istanti nei quali la band elargisce i propri orizzonti musicali e lascia un po' fuori quel progressive death metal. E' lì che si apprezza l'originalità del gruppo, l'impronta che si distoglie da un insieme per diventare unica. Queste parti vengono molto ben collegate col resto delle canzoni ed è interessante vedere il percorso seguito per arrivare a quel punto.
Un bel esempio che possiamo usare per illustrare quest'idea è la terza traccia del disco, Ashen Crown, canzone liricamente molto epica ma che diventa fresca e molto interessante grazie al cambio inaspettato di registro musicale.
Tirando le somme Afterglow è un disco che farà le delizie degli amanti del death metal melodico e progressivo ma che ha il pregio di non rimanere inchiodato a quell'unica denominazione. Le "contaminazioni" sonore che gli In Mourning aggiungono danno delle sfumature bellissime regalando momenti d'unicità graditissimi.
Voto 8/10
In Mourning - Afterglow
Agonia Records
Uscita 20.05.2016